domingo, 1 de noviembre de 2009

1 di novembre

FOGLIE DI VITE

Finalmente Salvatore mi ha portato le foglie di vite. Queste sono perfette. Kontì sale le scale portando con sé due grosse buste piene di provviste. Nell’androne del palazzo c’è un via vai interminabile di donne in nero e uomini con la giacca. Dalla mattina presto si sono svuotati gli armadi. Uno scricchiolìo di cassetti di legno, un cigolio di cerniere ha perforato i grossi muri di tufo. Suoni acuti salgono spinti dal calori dei corpi per darsi appuntamento sulle cupole della città antica. I fiorai hanno fatto festa. Non rimane neanche un fiore dentro i secchi. Le code di macchine verso Poggioreale chiassose ma contrite, segnano il primo di novembre.

Ci siamo con la data. Altrove si sono mascherati hanno svuotato zucche in mezzo all’autunno dell’emisfero nord. Le streghe volano basso spazzolando le teste dei più alti e i bambini si contorcono nei letti per avere mangiato troppe caramelle.

Konti – Vediamo se è tutto a posto. Kontì regge con riverenza un foglio ingiallito che porta la calligrafia di sua madre. Questo foglio ha attraversato il mediterraneo, ha navigato verso nord nel buio di uno scrigno di cipresso alla fine degli anni ’40. Si è fermato alla latitudine 40°51’46’’nord, al quarto piano di un palazzo di via Atri, nel cuore della città di Napoli. Kontessaaaaa….. - sente chiamare, lascia il foglio sul tavolo e si affaccia alla finestra. Una donna grassa sulla cinquantina schiacciata dalla prospettiva del quarto piano, una pancia a fiori coronata da una testa dalle guance generose, due braccia grosse come una collana di salsicce giganti che le sgorgano dalle maniche troppo strette della camicia. - Come mai non siete al cimitero anche voi, signora Fortunata? Chiede Konti con gentilezza. - Non mi portano mai per via del “pere”, dice cacciando fuori un’estremità offesa. E poi la macchina di mio cugino Pascale è troppo peccerella per portare tanta gente. Fernisce semp accussì il giorno dei morti. Il piede rientra per formare di nuovo un cerchio di carne parlante. – Me stò scucciann a mort cà a cas ra sola….. Allora ho pensato che anche voi stavate da sola…. Magari ci facciamo un po’ di compagnia….. Oh Dio! Ma cosa vuole questa qui? Pensa Kontì infastidita – Va bene signora Fortunata, venite. Ma ce la fate a salire i quattro piani? Il cerchio più piccolo, quello dove si trovano gli occhi, si illuminò di una luce cangiante – Come siete gentile signora Kontessa, allora mò saglie chiane chiane. – Ma cosa stavate facendo? Stavate già cucinando? Avete già cominciato a preparare il ragù?- Domanda Fortunata senza un interesse reale nelle risposte. Il cerchio si sposta attraversando il vicolo e scompare agli occhi di Kontì. Nervosa torna al foglio. - Ma questi italiani non la finiscono di invaderci! – impreca in greco insulare. Subito si pente e pensa alla povera signora Fortunata che solo Dio sa come sta salendo le scale. D’altronde in quella invasione del ’43 ha conosciuto Vitale, suo marito, un bel giovane in divisa con due occhi così neri come non aveva mai visto. Ma cosa fare ora? Mi verrà in mente all’ultimo momento. Fortunata arriva in cucina, ansimando, avanza a tonfi sordi sul solaio precario facendo tremare la casa intera. Kontì veloce, disperata, prende il foglio in mano. ‘E tutta un pezzo di grecità, caccia una voce come quella di Maria Callas, un uragano potente esce dalla sua gola, prende a Fortunata per il piede storto, la incanala in una tromba d’aria e la espelle dalla finestra. Sul vicolo la voce di Kontì canta senza esitazione con una potenza nuova. Dolmadakia avgolemono. Sbollenta le foglie di vite fresche e lasciale sgocciolare, mescola con cura la carne di montone tritata, il riso, la cipolla, il sale, il pepe, il prezzemolo. L’aneto, l’olio e un paio di cucchiai d’acqua.

Napoli, marzo 2007

lunes, 6 de julio de 2009

L'umo 'e la vita


Questa la bozza del mio prossimo disegno. Tornato il concetto e anche il piacere.

sábado, 27 de junio de 2009

Alex Ross y Marian Anderson


Anoche ví y escuché a Alex Ross, en el Festival del Malpensante, se hablablablabla de ópera, como es lógico. Lo que me quedó, además de este garabato....el interés por conocer a Marian Anderson.

lunes, 18 de mayo de 2009

Tralalá



Giovedí pomeriggio mia nipotina scoppiava di ansia, la invitai ad un parco che sta vicino casa, disegnando trattavo di trasmettere la tranquillitá del luogo. Disegnare 'e una sorta di meditazione.

Parque del Lago el viernes con Alejandra. Con el lápiz, intentaba que su corazón latiera más despacio.

Hacia Tenjo. Verso Tenjo


En la sabana de Bogotá, una gran planicie verde, el pasto casi siempre refleja multiplicando un cielo blanco que hiere los ojos. Este dibujo de la carretera que lleva a Tenjo saliendo por la calle 80.

Sull'altopiano di Bogotá, una grande e verde estensione, l'erba speso riflette e moltiplica la luce bianchisima di un cielo che ferisce gli occhi.